Descriviamo ora brevemente l'operazione di mastering[43] intesa come la rifinitura finale di un mix. In altre parole, una volta messo a punto il mix si interviene sul segnale finale Left e Right presente sul mix bus prima che venga destinato al mercato e dunque venga riversato sul supporto finale (CD, file per iTunes, vinile, ecc). Ognuno di questi supporti (consideriamo iTunes un supporto virtuale) ha le sue caratteristiche e dunque il prodotto che esce dalla fase di mastering dovrà essere conforme alle specifiche imposte dal supporto di destinazione. L'obiettivo primario di questa lavorazione è la massimizzazione del livello sonoro, la compatibilità del materiale sonoro con il supporto di destinazione e la sua portabilità sui più diversi sistemi di ascolto.
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In fase di mastering si apre il mix e si effettua un attento ascolto, per il quale è assolutamente necessario utilizzare dei monitor di riferimento, per individuare le caratteristiche del materiale sonoro che abbiamo sotto mano. Se il materiale sonoro che stiamo trattando è scadente, non potremo recuperarlo con operazioni vistose, che peggioreranno solo la situazione, in questi casi c’è ben poco da fare. Alcuni esempi di queste situazioni sono: rumore eccessivo, stereofonia che presenta cancellazioni di fase, piatti troppo aspri, picchi di frequenze troppo vistosi, suoni troppo compressi, strumenti o voci non intonati. A volte, conviene ritornare al mix e risolvere i problemi lì, prima di ripartire con il mastering.
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Come si è accennato nella sezione relativa al limiter [Vedi: Limiter], tramite un'opportuna taratura di quest'ultimo è possibile aumentare il livello RMS di un pezzo musicale lasciando invariato il livello di picco, con una conseguente riduzione della dinamica. In termini sonori questo fa sì che, a parità di livello, una traccia suoni "più forte" di una traccia non limitata. Questo nuovo elemento ha scatenato nell'ultimo decennio una "corsa al volume" che ha preso il nome di Loudness War (in italiano, guerra dei volumi ) in cui sembrava che la finalità del mastering fosse diventata principalmente quella di far suonare più forte degli altri la propria traccia, a parità di livello massimo (che nel digitale corrisponde allo 0dBfs). La conseguenza è stata una sfrenata corsa alla riduzione della dinamica a favore del volume, con conseguenze a volte disastrose sulla qualità sonora di alcuni prodotti. La dinamica di un brano musicale è un fattore espressivo e dunque la sua riduzione estrema ha penalizzato l'emotività rendendo tutto estremamente sostenuto e soprattutto indifferenziato. In alcuni casi, i prodotti musicali sono risultati molto affollati in termini sonori in quanto l'estrema riduzione dinamica ha portato le code dei suoni ad avere una presenza ben maggiore aumentando l'ingombro nel mix a discapito della chiarezza dei suoni. Per aiutare il lettore a inoltrarsi nella valutazione della loudness war citiamo uno degli esempi più vistosi di questo fenomeno che è il disco Californication dei Red Hot Chili Peppers , prodotto dal famosissimo produttore Rick Rubin e considerato uno dei dischi più overcompressi della storia. Oggi sembra che la guerra sia finita e che si stia ritornando a dinamiche finali che rispettano l'integrità del suono e quella espressiva.
[43] In questa sezione si intende dare solo un'idea della fase di masterizzazione e dei principali interventi effettuati in quanto l'argomento è molto vasto e andrebbe trattato in un testo a sé.