Viene chiamato effetto Larsen la risonanza dell'ambiente [Vedi: Acustica degli ambienti] a determinate frequenze con ampiezza sempre crescente che si innesca nella catena microfono-mixer-monitor. Quando una frequenza entra in un microfono, viene amplificata ed arriva ad un monitor. Se la frequenza ha un'ampiezza superiore ad una certa soglia ciò innesca un processo ricorsivo per cui la frequenza stessa viene amplificata ogni volta che compie un giro della catena. Generalmente la distanza dei microfoni dai monitor e le loro caratteristiche direzionali fanno in modo che i suoni provenienti dai monitor vengano captati dal microfono in modo molto attenuato. Di seguito viene mostrato un tipico posizionamento sul palco che dovrebbe minimizzare l'effetto Larsen:
Come si vede il diagramma di tipo cardioide del microfono [Vedi: Diagramma polare di un microfono] dirige la sensibilità del microfono verso la voce del cantante mentre la minimizza nella direzione del monitor. Qualora, nonostante questi accorgimenti, le condizioni ambientali provochino l'effetto Larsen si ricorre all'utilizzo degli equalizzatori. In questo caso è possibile intervenire sia sugli equalizzatori grafici [Vedi: Equalizzatore grafico], destinati a modificare la risposta dei monitor, sia sull'equalizzatore presente sul canale del mixer a cui è collegato il microfono che è causa della risonanza. L'intervento consiste nell'attenuare l'ampiezza della frequenza per la quale si è verificata la risonanza e portarla ad un'ampiezza tale per cui l'effetto non si innesca. La bravura del tecnico in questo caso consiste nell'individuare immediatamente la fonte dell'effetto e la frequenza eccitata. Una volta individuata la fonte, per esempio il microfono del cantante, si può scegliere di modificare la risposta del monitor del cantante utilizzando l'equalizzatore grafico oppure intervenire sul suono proveniente dal microfono. È a questo punto necessario individuare esattamente quale frequenza si è eccitata, ricordiamo che in queste situazioni si hanno a disposizione pochi attimi per risolvere il problema pena la produzione di un suono assordante che costringerà tutti i presenti a tapparsi le (preziose) orecchie.
È buona norma allenarsi al riconoscimento delle frequenze dello spettro udibile per intervenire in questi casi con sicurezza e perizia. Di seguito vengono proposti i suoni di alcune frequenze che possono essere considerate come riferimento all'interno dello spettro udibile [Vedi: Lo spettro delle frequenze udibili]. Si consiglia di ascoltarle diverse volte e di imparare a riconoscerle a occhi chiusi; in questo modo sarà possibile acquisire la padronanza necessaria per agire d'istinto in modo corretto in situazioni dove occorre un intervento immediato.
Le frequenze utilizzate negli esempi sono quelle tipiche di un equalizzatore grafico a 20 bande (l'ultima frequenza a 20 KHz potrebbe non risultare udibile per inadeguatezza del sistema audio del computer di cui si dispone o anche per deficienze del sistema uditivo, ricordiamo a questo proposito che l'orecchio umano in perfette condizioni non sempre riesce a percepire frequenze tanto elevate).

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