Già in età embrionale il primo organo sensibile è l'orecchio, nella struttura del vestibolo, nel quarto mese fetale l'orecchio è completo, e percepisce suoni filtrati dal liquido amniotico, dapprima si pensava quelli gravi ma poi da approfonditi studi si è riscontrato essere acuti poiché nel primo caso le funzioni vitali avrebbero dato problemi di sopportabilità. L'abitazione dell'utero assorbe gli stimoli esterni, e ne crea delle disposizioni per la vita indipendente. L'educazione all'ascolto è speculata per fini terapeutici nel campo dell'auxologia e nella formazione evolutiva del ciclo vitale, in quanto la postura può essere condizionata dalla fisiologia dell'orecchio e dall'attività auditiva. All'età di 7 anni l'orecchio svilupperà un incremento alle alte frequenze che si perderà successivamente intorno ai 15 anni di età con un relativo incremento di sensibilità alle basse frequenze. La difficoltà di parlare di ascolto, consiste nel fatto che si tratta di introdurre una nozione relativa a una facoltà che in realtà è distribuita con parsimonia e che solo pochi eletti possono percepire in modo tangibile. Questa funzione eccezionale è innata nell'uomo, ma sembra così profondamente nascosta, soffocata, occultata, che resta ignorata dalla maggior parte delle generazioni che si succedono. E'interessante notare che pochi riescono ad acquisirla sebbene tutti siano destinati a beneficiarne. La storia dell'umanità, vista sotto questa angolazione, sembra svolgersi attorno a questa facoltà così specificatamente umana da richiedere solo di essere elaborata, mentre l'uomo fa di tutto per privarsene. Non si può fare a meno di domandarsi che cosa accadrebbe se tutti si mettessero ad ascoltare, si assisterebbe ad un radicale mutamento del comportamento umano. Quando parliamo di ascolto, intendiamo tutt'altra cosa che il fatto di sentire e di avere un buon udito. L'ascolto è una facoltà di alto livello che si innesta elettivamente, e in primo luogo sull'apparato dell'udito. L'orecchio per sua natura, è pronto per captare tutti i rumori e tutti i suoni che lo invadono, ma questo non garantisce che si manifesti un desiderio deliberato, capace di afferrare i suoni, raccoglierli, amalgamarli, memorizzarli integrandoli. Ascoltare è un atto volontario, attivo, che apre all'essere umano l'orizzonte verso il tutto. Studiosi dell'ascolto prenatale e infantile sono: L. Salk, R. Marty, G. Bredberg, V. S. Dayal J. C. Dreyfus, H. Gavini, R.J. Ruben, K. A. Elliot
“Tutti sentono, in pochi ascoltano” (R. Wagner)