Il colore è la pasta sonora generale, vista nella sua risultante, globalmente, è il gusto medio percepito nella visione d'insieme. Le sfumature di colore, sono importanti perché si scende nel dettaglio, nel raffinato, nel distinguere dalla grossolanità le sottigliezze. Il colore del suono dipende dalla composizione spettrale. Ma che colore ha il suono? Il suono è una risultanza, tanto è vero che se ascoltiamo un suono sinusoidale puro, con tutta l'immaginazione possibile, ci resta difficile interpretarlo come un colore, percependone l'assoluta neutralità, il grigiore. Iniziamo a delimitare il colore analizzandone la sua estensione in frequenza. Per il concetto già descritto di incorniciatura, la tela, lo spazio disegnabile, ossia il nostro arcobaleno, è identificabile nel range da 20 a 20000 Hz (circa). Il suono assume delle colorazioni complessive in base alle accentuazioni e attenuazioni delle curva di distribuzione spettrale sul lungo termine, ma non basta, il colore riesce a dare un carattere alla produzione: la sua tonalità prominente è una delle scelte stilistiche più importanti nella fase di mastering e ottimizzazione. Spesso si sente dire, “poi la curva si rifà”, ossia si rimanda ad una delle ultime fasi l'impostazione timbrica generale. E' un'abitudine rischiosa: se non si è missato in funzione di quella curva, si perderanno, con l'attenuazione successiva, importanti elementi di incastro, oltre che la manomissione della sonorità generale con esiti imprevedibili. Quindi è buona norma già impostare il più possibile la personalità timbrica del mix fin dall'inizio. Un buon ascoltatore potrebbe riconoscere l'effetto della masterizzazione nel forzato contenimento di alcune frequenze, ed è un intervento spesso ingiustificabile, come se un tecnico di mastering fosse giudice e boia, tagliando teste a suo giudizio. Questo è uno dei motivi per il quale lo stesso produttore si rivolge a laboratori di masterizzazione diversi in base al prodotto da confezionare.
Torniamo al colore. Gli aggettivi più usati da un ascoltatore per indicare il colore sono chiaro e scuro , infatti il colore del suono è giudicato nel suo complesso attraverso la sua luminosità, chiara se ricca di alte frequenze e scura se la sua predominanza è di frequenze più basse. c'è una motivazione a tutto questo. Quando si è parlato di incorniciatura, il range di frequenza non era altro che la dimensione orizzontale della cornice, ed è ancora giusto se d'ora in poi consideriamo il colore come il risultato dei punti intermedi. Superata questa visione di impatto in cui chiaro e scuro riguardano fasce larghe di frequenza, le sfumature non riguardano le frequenze intermedie, come saremmo indotti a pensare, piuttosto interessano la capacità di riproduzione delle componenti a bassa intensità su tutto lo spettro che, se conservate, consentono il microfrastagliamento dell'onda trasportandone correttamente il ”timbro”. Questa caratteristica di colore potremmo chiamarla Pienezza della chiarezza tonale (fullness of tone clarity) strettamente vincolata a elementi che vanno a contribuire a questa complessiva definizione:
Mentre il timbro e il colore generale dipendono da:
- Ricchezza di basse frequenze
- Ricchezza di alte frequenze
- Distorsione armonica
- Tessitura
- Bilanciamento e amalgama
- Diffusione
- Attacco