Capaci di leggere e interpretare qualsiasi delle produzioni sonore, si potrebbe pensare che il lavoro del tecnico del suono sia completo e soddisfaciente. Purtroppo non è così. Anzi, spesso la manifestazione dell'eccesso di teorizzazioni ed intellettualizzazioni di una disciplina, rallentano la lavorazione e ancor più spesso disturbano gli interlocutori per cui si sta lavorando. Questa revisione delle proprie conoscenze, unita al più fornito bagaglio empirico, attua una forma comportamentale e operativa specifica del professionista, ed è detta “Know how” letteralmente il “sapere come (fare)”. E' una ricca miscela difficilmente tramandabile, composta da conoscenza, eredità culturale, comportamento, valutazione, prevenzione, fermezza, malleabilità e tanti altri aggettivi specifici del singolo individuo. Il know how caratterizza il professionista, lo stima, gli dà una caratura che ne accresce anche la sua forza contrattuale, e soprattutto lo rende unico ed insostituibile. Questo è il vero punto di riferimento per un capace tecnico del suono: l'essere chiamato per nome, per le sue attitudini specifiche e singolari. Ma cosa è realmente il “know how”? E' dapprima necessario partire da quel che non si può dire, ossia il superamento dei limiti imposti dal saper operare in forma corretta ma stereotipata. Ma cosa è che si deve superare? Ci sono delle regole del “come si fa”, che appartengono al bagaglio comune di una categoria professionale, di una capacità tecnica e di un ruolo specifico, ma tutto questo, se è vero che rende impeccabile e professionalmente retto un operatore, paradossalmente ne predispone anche dei limiti, limiti che con saggia ambizione devono poter essere superati. Il fatto è che per superare questo limite si deve avere il sentore che esiste un qualcosa di più, e questa perspicacia è già un “know how”, in effetti molto spesso un'enfatizzazione del proprio fare è pioneristica, rischiosa e originale quando la si adotta. E' quindi pane per coraggiosi, ambiziosi e progressisti che però mai devono dimenticare la solidità che le basi didattiche e metodiche possono rappresentare. Ogni professionista di nome possiede un “Know how” in tutti i settori, ed anche un'azienda di successo ne possiede. E' molto difficile invece tramandarlo. Nell'Aula Magna di Magistero all'Università di Roma è riportata questa frase in latino : “Stolto è quel discepolo che non supera il suo maestro”. E' un chiaro segno di immortalità al quale ogni professionista dovrebbe far riferimento, ed è compito ancor più arduo insegnarlo. I mezzi sono legati all'austerità, alla precisione ed alla voglia di consegnare tale bagaglio, ma il più di questi “segreti” si imparano osservando e non vedendo, ascoltando e non sentendo, e, soprattutto valutando quel che è opportuno proseguire e quel che invece è giusto modificare, eliminare o creare ex novo, generando una nuova professionalità. Il professionista dotato di know how è affidabile, preparato, unico e innovativo, e non possiede le chiavi del “come si fa” ma del “saper fare” che di volta in volta, richiede l'estro e l'occulta possibilità di una operatività originale. Un'ultima considerazione da fare, legata al valore del professionista, è il suo bagaglio culturale, fondamentale per esporsi, per essere opportuni, per parlare e per non parlare, per rendere imperative le proprie esigenze e per non essere considerati mai il braccio di chi è abilitato a pensare; altro valore della cultura è la consapevolezza del proprio peso, maggiore o minore in base ai rapporti specifici, e, soprattutto, l'umiltà, intesa come assenza di presunzione. Il tecnico del suono, nel nostro caso, non è un materializzatore di idee altrui, egli potrebbe tranquillamente prendere in consegna una lavorazione e portarla a buon fine senza che ne siano variate le velleità creative dell'autore. E' bene quindi prendere in esame il ruolo che si ricopre e, se non richiamati al coinvolgimento dell'opera, o si accerta la limitatezza del committente, oppure, per esclusione, la nostra. Da quel momento in cui si è consapevoli del valore del tecnico, si genera un naturale criterio di selezione che vede alcuni professionisti esclusivi di alcune produzioni e altri limitati a prodotti senza troppe pretese. E' inutile dire che questo fattore quantifica anche la caratura economica.
EURISTICA = Regola o linea di condotta che non assicura la soluzione del problema ma che si rileva normalmente efficace.
Il Know-how rappresenta quindi l'insieme di caratteristiche quali:
Un professionista sa anche riconoscere la differenza tra la regola e la prassi, in quanto ognuna delle due funzioni può benissimo sopravvivere indipendentemente dall'altra. Naturalmente la scienza umana le richiede entrambe e quindi un tecnico, applica la regola per la corretta e ragionata procedura, ma adotta una prassi come rapido e consolidato esercizio delle funzioni, e il professionista sa dosarle adeguatamente al tipo di lavoro.
“... ma l'uomo non vuole ascoltare e questo è il suo dramma” (deut. 18,16-19)