La figura del fonico di presa diretta è generalmente fraintesa e non sempre identificata. Infatti è abitualmente abbinato alla registrazione delle voci del film, o addirittura identificato come garante del silenzio. In effetti le difficoltà e la concentrazione richiesta per ottenere la continuità, l'interpretazione del soggetto e la contestualità degli ambienti sonori in cui si è immersi, è cosa non facile, soprattutto considerando che un set cinematografico non viene allestito appositamente per il sonoro, in alcuni casi poi risulta essere addirittura avverso e inadeguato al risultato che un buon fonico si è proposto avvicinare. Contribuiscono a questa finalità il lavoro del microfonista, gli equipaggiamenti, e il lavoro di preparazione nella quale non sempre i fonici sono coinvolti; pur tuttavia la sensibilità di alcuni registi e di alcune produzioni stimolati dall'opera dei fonici stessi, dalle influenze straniere, e non ultime le ipotesi di risparmio sulla postproduzione, hanno fatto sì che la presa diretta sia divenuta un'importante strumento linguistico e connotativo del film, e non solo una considerabile proposta per ridurre con efficacia i costi di doppiaggio. Questa doverosa premessa vuol mettere in evidenza che la figura del fonico è da intendersi come una delle strutture portanti del film, che, lungi dall'essere creativa, è, perlomeno, nella sua tecnica specializzata, di richiesta sensibilità e che potrebbe condizionare il risultato dell'opera. Naturalmente la figura con cui il fonico collabora strettamente è quella del microfonista, la sorgente, la primigenia natura del film sonoro. Il suo ruolo, spesso sottovalutato, è di primaria importanza, è lui che assicura tutti i requisiti necessari per ottenere una colonna lavorabile, e lo fa con il silenzio, il controllo dei rumori, delle voci, dei fuochi, dei reparti potenziali “disturbatori” della presa diretta, e lo fa attraverso i rapporti, la sensibilità, l'orecchio, la tecnica e l'opportunità dell'essere presente. Anche il montatore del suono è una figura di rilievo. Ha il potere di valorizzare come di distruggere il lavoro della presa diretta: spesso per tempi e costi si arriva a fare solamente il 20% del possibile. E' bene conoscere, quando possibile, il montatore prima di iniziare un film: ci si accorda su standard, modalità e prassi da seguire per il buon esito del lavoro in se stesso e soprattutto per tentare di rivalutare reciprocamente le figure professionali di entrambe gli operatori. Un'altra importante figura è il fonico di missaggio: è il finalizzatore del lavoro, montaggio compreso. Per lui la sensibilità è tutto, lavorano a stretto contatto con il regista e il montatore del suono. Per un fonico di presa diretta è difficile arrivare al missaggio, non è infatti ancora intesa la sua presenza come necessaria in questa fase. Spesso tutti gli anelli di questa lunga catena non si conoscono neppure ma è una distanza che si sta cercando di ridurre, con l'auspicio che anche in Italia possa nascere una nuova figura come il Sound Designer inteso come responsabile di tutta la catena del suono. Esiste uno standard di ripresa che per anni è stato vincolato ad un registratore a due tracce, 4 radiomicrofoni, un mixer, radiocuffie e microfoni da interni e da esterni. L'unica esclusiva era quella di associare diverse tipologie e marche di macchine giocando sulla compatibilità e il gusto del fonico, ma tendenzialmente il risultato era contenuto in ristretti limiti.
Oggi qualcosa sta cambiando, riconoscendo dapprima la competenza che i tecnici del suono hanno maturato con l'avvento della presa diretta come abitudine (dagli anni novanta) e con l'elevazione del livello culturale individuale, e poi il progresso tecnologico che ha inevitabilmente trascinato il settore verso l'informatica e la tecnologia digitale. Non ultima, l'aspettativa della fruizione, notevolmente evoluta grazie alla qualità delle sale e delle diffusioni casalinghe. Il fonico di presa diretta può e deve rivolgersi alla strumentazione adeguata, da scegliere in base al tipo di soggetto, location e agilità. Nonostante l'evoluzione tecnologica dei registratori digitali, in sostanza c'è ancora molto da fare soprattutto sulla microfonia, sulla radiofrequenza e sui criteri di stereofonia e direzionalità. La maggior qualità del fonico di presa diretta è quella di risolvere i problemi inaspettati, insoliti, spesso unici, e farlo in breve tempo. Bisogna inoltre dire che laddove nulla si può più fare è corretto informare la regia del mancato ottenimento del risultato sperato. Il fonico ascolta la presenza dei rumori, che siano contestuali alla ripresa, che siano rispettati sul taglio delle inquadrature e che la dinamica utile sia sufficientemente estesa per consentire l'intellegibilità del dialogo. Poi il carattere, la disciplina e il riconoscimento dei propri limiti fa il resto, perlomeno per fare in modo di superarli in un prossimo futuro. Il problema più ricorrente è quello della ripresa con due camere che impedisce la posizione del microfono sul campo di ripresa, divenendo incompatibile con le inquadrature più strette. Questo obbliga all'uso dei radiomicrofoni, rinunciando a campi e piani visivi in corrispondenza al sonoro, almeno in sede di ripresa, insieme ai problemi di rumorosità e qualità del suono. Soprattutto nella fiction tv la ripresa con più camere è divenuta prassi. Inoltre nell'audio televisivo è poco tollerata l'immersione delle voci negli ambienti, quindi la presenza e la prossimità devono essere assicurate per non creare nessun problema di comprensione.
L'importanza del sonoro nel film la richiede il regista; noi possiamo interpretarla e consegnarla, ma se in fase di idea e scrittura questo ambito è totalmente assente, nulla si potrà fare. Proprio per questo è bene ricordare che il rapporto tra suono e immagine è la parte sublimale di un opera cinematografica, perché eleva con rapidità gli stati emotivi dello spettatore. Dovrebbero nascere l'uno per l'altro, cosa che, causa la decadenza degli autori, non è spesso riconosciuta. Bisogna adoperarsi per ottenere il massimo e per stimolare questa sensibilità. Per il resto esistono trattati e saggi che sanno ben estendere l'argomento e la funzione linguistica del film in relazione al sonoro. Le scelte per la ripresa sono condizionate da due fondamentali fattori: il regista e la sceneggiatura. In quest'ultima si determinano le locazioni e le atmosfere.
Non possiamo non citare il recente bivio aperto dai registratori multitraccia, che mette in discussione la figura del fonico che si vedrebbe parzialmente privato della propria creatività e del proprio gusto: il multitraccia tende a rendere un fonico di presa diretta come un tecnico di registrazione, incrementa l'uso dei radiomicrofoni anche in forma cautelativa, dà più importanza ai montatori del suono e ai fonici di mix, ed ha il pregio di salvare molte scene, e permette di formulare alternative a posteriori. L'audio cinematografico non è fatto di sole voci, ma anche di effetti e musiche. Mentre per gli effetti il fonico contribuisce in parte con la ripresa diretta, non partecipa invece nella scelta della musica né tantomeno nella scrittura dei dialoghi. Purtuttavia, molti, si occupano della corretta dizione, e dell'intellegibilità del testo recitato, coaudiuvando la segretaria di edizione e spesso il dialoghista quando esiste. Resta sottinteso che è un aiuto, non un compito, non è infatti compensato che il fonico interferisca sulla qualità e l'opportunità delle cose dette in fase di ripresa. Il fonico però deve seguire il dialogo in modo che la scena possa essere completa in fase di montaggio, e dovrebbe limitarsi ad avvertire il regista in forma riservata di eventuali anomalie e addirittura di errori grammaticali. I film molto dialogati sono tipici della fiction televisiva; nel cinema invece il peso delle parole è meglio distribuita tra ambienti che respirano, che inquietano o che narrano le azioni del racconto.